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lunedì 31 dicembre 2007

Campagna tesseramenti FGCI 2008

L’anno appena trascorso si è chiuso con la tragedia degli operai morti tra sofferenze atroci nella Thyssen Krupp di Torino. Le cronache di quei tristi giorni hanno messo in luce un dato che ha lasciato sgomenti e ha infiammato l’opinione pubblica: i dipendenti delle acciaierie in servizio quel 5 dicembre erano sottoposti ad orari di lavoro inumani e, pur consapevoli che lo stabilimento era prossimo alla chiusura, continuavano a svolgere le loro funzioni d’impiego (se in tal modo le possiamo definire…) nella piena mancanza di sistemi di sicurezza, volutamente trascurati. Qualcuno grida allo scandalo: ciò non può e non deve essere possibile in un Paese civile come l’Italia. Eppure, questi episodi non sono affatto frutto di stati d’eccezione isolati. Melfi, Taranto, Terni sono solo alcune delle numerosissime realtà dove le violazioni dei diritti del lavoratore sono all’ordine del giorno. Perché no, prassi.

Migliaia di giovani quotidianamente sottoposti a condizioni lavorative che è puro eufemismo definire rischiose e prive di garanzia; il tutto completato da contratti quasi sempre a termine e corredato da salari da fame e straordinari irrisoriamente “retribuiti”, che molto spesso sono appena sufficienti a coprire le spese d’affitto e di sostentamento elementare delle famiglie. Ecco a voi la realtà operaia italiana. E chissà, forse il signor ministro Padoa Schioppa avrebbe fatto bene a verificare l’età media dei dipendenti a tempo determinato, anche solo quella dei morti della Thyssen Krupp, prima di venirci a parlare tanto spavaldamente di bamboccioni…

Ma il festival del lavoro precario e insicuro non si ferma ai fatti di Torino, no di certo. Basti pensare agli impiegati nei call center, condannati a proporre tariffe telefoniche che loro non potranno mai permettersi; ai braccianti agricoli che iniziano la loro attività (il più delle volte in nero) già a 15 anni e soggetti a biechi caporalati; ai commessi nei grandi centri commerciali, dove fino a poco fa si applicava largamente la pratica del lavoro a chiamata… E l’elenco potrebbe senza dubbio continuare.

Questo è stato anche l’anno della Sinistra Arcobaleno e della grande manifestazione del 20 ottobre, in cui la nostra organizzazione ha avuto un ruolo determinante nella rivendicazione di maggiori garanzie per i lavoratori e le lavoratrici e delle risposte che quel protocollo welfare, a nostro parere, non è riuscito a fornire. La FGCI è a favore di una politica economica davvero di sinistra, che tuteli finalmente i ceti più disagiati ed eviti la loro spersonalizzazione, che riesca a distribuire le risorse secondo i reali bisogni che la società odierna richiede.

Difendiamo, come abbiamo sempre fatto nella nostra storia di giovani comunisti (dunque senza compromessi ad ogni costo), il diritto allo studio e al libero accesso a tutti i saperi, senza distinzioni alcune e rimuovendo ogni ostacolo di qualsiasi tipo. Anche per questo siamo contrari al cosiddetto “sistema ad Y” della riforma Moratti, per cui la scuola diventa lo strumento della creazione di caste: i figli degli operai destinati al lavoro dipendente, e i figli di liberi professionisti erediteranno lo status dei propri genitori. Ancor di più, la FGCI rifiuta ogni tipo di incasellamento didattico, che trova la sua massima e odiosa espressione nel numero chiuso e negli abusati test d’ammissione alle facoltà universitarie. E come dimostrano gli imbarazzanti episodi a Medicina, qui a Bari, tali misure non sono affatto indice di imparzialità e oggettività, anzi dimostrano la sostanziale fragilità del sistema universitario italiano, in mano ai baroni e ai potentati locali.

Siamo fautori della pace e della non violenza, dunque lottiamo contro le prevaricazioni di ogni tipo, si esplicitino esse in una guerra di stampo imperialista (non ultima, l’invasione dell’Iraq), in organismi che non garantiscono la piena libertà dell’individuo, o nelle associazioni mafiose che tanti danni hanno provocato al nostro Mezzogiorno.

Siamo storicamente antifascisti, e condanniamo ogni atto squadrista, come quello che 30 anni fa strappò a Bari la vita di Benedetto Petrone, e che ancora oggi continua a imperversare nella provincia. La FGCI deplora anche il fascismo più subdolo, quindi ogni forma di xenofobia e discriminazione razziale, sessuale o religiosa.

Siamo a favore di uno sviluppo ecocompatibile, della battaglia all’evasione fiscale, dell’antiproibizionismo, dell’utilizzo oculato delle risorse a nostra disposizione (una su tutte, l’acqua), della difesa dei diritti dei migranti, della smilitarizzazione NATO in territorio europeo.

Abbiamo lottato, lottiamo e continueremo a lottare testardamente per conseguire questi obiettivi. E anche per questo, invitiamo le/i giovani che si riconoscono in queste parole ad aderire alla FGCI nel 2008.

FGCI Bari